
Il nudo e il rispetto verso la donna
Il 25 novembre è da poco passato, e mi sono interrogato più di una volta sia sulle mie responsabilità di fotoamatore (fotografo sarebbe troppo), sia sulla percezione che il pubblico ha delle mie foto di nudo.
Mi sono risposto che una risposta certa forse non c’è, ma ho provato comunque a formularne una, che secondo me potrebbe avere senso. Una distinzione importante va fatta tra i fotografi di nudo e quelli che un fotografo che ho conosciuto in passato definiva “illuminatori di patata”. I secondi, facile da immaginare, sfruttano la nudità per il solo scopo di compiacere il proprio ego e per raccogliere calorosi consensi dal pubblico maschile. E anche qui va fatta una dovutissima precisazione: non parlo dei fotografi di Playboy (o riviste simili) perché nell’erotismo delle loro foto (che a me non piace, ndr) c’è comunque una grande attenzione alla luce e una enorme professionalità.
Fatto questo distinguo di intenzioni mi sono risposto che, chi fotografa il nudo in maniera seria e consapevole, lo fa per amore del corpo femminile, il che include una grande forma di rispetto verso di esso.
DA DOVE NASCE LA QUESTIONE?
La domanda mi è venuta spontanea quando ho deciso di fotografare una mia amica, molto sensibile al tema della violenza sulle donne, e le ho chiesto di posare quasi nuda per me. Mi sono giustamente domandato, e vorrei che lo facessero tanti altri, se fosse giusto “usare” una donna e il suo corpo per trasmettere un messaggio proprio contro la violenza sulle donne. Non era forse questa una violenza?
Mi sono risposto di no, per almeno 2 motivi: il primo, il più importante, è che la mia amica era consapevole di quello che stavamo facendo ed era d’accordo che il messaggio che volevamo trasmettere sarebbe arrivato più forte e diretto se avessimo spogliato la foto di tutto ciò che non era necessario. Il secondo motivo, non meno rilevante, è che lo scatto è stato progettato nei minimi particolari, evitando qualsiasi situazione di imbarazzo e facendo in modo che non ci fosse la minima traccia di erotismo nella foto.
Quindi mi rispondo e mi sento di confermare che la fotografia di nudo non ha nulla a che vedere con la mancanza di rispetto. Non è la nudità che lede i diritti delle donne, e non è il mostrare una foto di nudo che incita alla violenza (cosa che l’algoritmo di certi social dovrebbe capire… ma questa è un’altra storia).
La violenza nasce sempre dal desiderio di superiorità e di prevaricazione, e ciò non deve mai esistere all’interno dell’arte, che invece parla di bellezza, di attimi, di impressioni, di emozioni… non c’è mai violenza nell’arte, e se mai ci fosse, sarebbe solo espediente per per ricordare a tutti quanto quanto la violenza sia stupida e inutile.
La serie di foto sul 25 novembre, che forse presto vedrete sul mio sito, parla di fragilità, ma anche di voglia di rivalsa, parla di orgoglio e di fierezza, parla di paura di rivincita.
La fotografia, come l’arte in genere, deve essere un mezzo per dire qualcosa, e chi non coglie il messaggio, la sta guardando con occhi pieni di pregiudizio… e l’errore non è del fotografo!